Presenze emigranti - spettacolo teatrale

Presenze emigranti

Organizzato da Venti d'Arte APS
con il patrocinio di Comune di Coreglia Antelminelli
con il sostegno di Fondazione Banca del Monte
A cura di Francesco Tomei
Diretto da Stefano Cosimini
con: Lisa Lucchesi, Durante Corsetti, Chiara Millo, Andrrea Marchetti.
durata: 30 minuti

Il progetto ha permesso di fruire, in maniera alternativa, del Museo della Figurina di Gesso e dell'Emigrazione di Coreglia Antelminelli. Uno spettacolo che, in soli cinque pomeriggi estivi ha riscosso più di 400 visitatori al museo da tutta la provincia.  Forse avrete già visitato il Museo della Figurina di Gesso e dell’Emigrazione, ma questa esperienza va oltre la fruizione di questi spazi che verranno vissuti sotto un'altra luce e da un differente punto di vista, quello di una scenografia di uno spettacolo che ha finalità didattiche. Per apprendere la storia locale, le origini e le tradizioni del paese divertendosi, in un  viaggio per grandi e piccoli che è un sogno, dove i personaggi prendono vita, parlano, raccontano aneddoti, episodi, svelano segreti, parlano di se stesse e della storia del nostro paese, della nostra comunità. 

Una vera e propria rappresentazione teatrale strutturata su una linea episodica suddivisa in più scene ritraenti la ricostruzione romanzata di persone e fatti realmente accaduti. 
 
Presenze emigranti, dice Lucia Morelli per Venti d’Arte «che non si tratta del seguito del precedente La casa delle figurine di gesso ma piuttosto, lo possiamo considerare come un dittico, ovvero quei quadri nel Medioevo formati di due tavole che accostate l’una all’altra ci raccontano un qualcosa d’indipendente ma allo stesso tempo intimamente legato e collegato insieme».  

Presenze emigranti, dice l’autore dei testi Francesco Tomei, «racconta storie inedite o poco conosciute di uomini e donne che hanno vissuto nella nostra Mediavalle più di cento anni fa, non è esattamente uno spettacolo sull’emigrazione ma ci restituisce uno spaccato del tessuto sociale delle nostre origini, volendo darci un’occasione di metterci alla ricerca delle nostre radici e della nostra identità». 





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